domenica 21 febbraio 2010

Ottanta possibili capitoli, tre libri

Sono passati diciotto anni esatti tra l'uscita della prima puntata della rubrica e l'uscita della terza raccolta, Il Principe di Condé.
Mi interrogo ora sui criteri che hanno portato alla costruzione dei tre libri. Quando, nel 2000, ho scelto i capitoli di Romanzi per i manager ne avevo a disposizione cinquanta. Ho tenuto nel libro l'ultimo scritto -Émile Zola, Ascesa e trionfo del Grande Magazzino (da Il Paradiso delle Signore)-, ho escluso il primo, Balzac, che allora non mi pareva ben riuscito, ho costruito la selezione avendo in mente l'idea di un contro-manuale di management. Da questa idea discende la scansione in sezioni: una prima dedicata al lvoro, poi modelli organizzativi, marketing, cambiamento.
In questo libro, guidato, dai temi, ho parlato dei romanzi chee mi sembravano esemplari: i Buddenbrook, un titolo per tutti, ho mischiato classici con romanzi più recenti, Tolstoj con Saint-Exupery, London con Busi.
Lo schema complessivo, poi mantenuto nei successivi due libri, prevedeva ventidue romanzi.
Al momento di organizzare la seconda raccolta, Leggere per lavorare bene, nel 2006, avevo da poco sospeso l'appuntamento bimestrale. Sottratti agli ottanta romanzi trattati i ventidue di Romanzi per i manager, restava la scelta tra cinquantaquattro titoli.
Ho tenuto conto di alcune delle ultime rubriche scritte, D'Arzo, Gombrowicz, Testori, ma sopratutto ho guardato a ritroso, recuperando alcune delle prime puntate, Balzac e Borges. Nel costruire l'insieme ho seguito un criterio 'filosofico' e personale, non più una rilettura dei tradizionali temi del management, ma una più precisa fedeltà a un mio punto di vista.
Ho anche consapevolmente dato particolare spazio ai classici: Manzoni, Dostoevskij, Stendhal,Goethe appunto, Kafka L'uso di molti testi dell'Ottocento, ricordo anche Gaskell, Poe, Gogoľ, mi ha spinto a ragionamenti metaforici più che a una precisa lettura del presente. Mi sono anche preso la briga di inserire autori poco noti, ma a me cari, per diversi motivi: Felisberto Hernández, Virgilio Piñera, Gombrowicz, D'Arzo.
Ultima raccolta, Il Principe di Condé, costruita nell'autunno 2009, mi è apparsa in mente già quasi pronta. Sulla spinta dell'attualità, la scelta tra i trentasei possibili capitoli mi è subito apparsa chiara.
Un inizio legato al metodo, a un certo modo che mi è consono di avvicinarmi alla lettura delle organizzazioni - una ideale prosecuzione della voce di Simenon in Romanzi per i manager e di Poe in Leggere per lavorare bene. Qui gli occhiali di una ragazzina dei bassi di Napoli, e accanto l'acume di Perry Mason.
Ma poi lettura del presente: anche capitoli scritti vari anni prima mi parlavano, e spero parlino ai lettori, di cose attualissime: caos e incertezza, ecologia, collasso ambientale, pressione della finanza sulla produzione, corruzione, crisi del mercato del lavoro, lavoro nero, immigrazione.
E così come apre una riflessione sul metodo, chiude il saggio sguardo di Fontane e Flaubert rivolto a rileggere il tempo mal speso e le personali insufficienze.

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